Me and My SmartPhone è un lavoro, un lavoro nato e concepito in strada che mi ha tenuto impegnato per quasi 6 anni; in verità, anche se lo considero un capitolo chiuso della mia vita, faccio ancora fatica a non dare un occhio alle persone con lo smartphone e, come una forza invisibile, mi sento ancora attratto da loro e sento il bisogno di fotografarli. Forse questa “Sete” mi accompagnerà per il resto della vita ma, ad oggi, considero questo lavoro finito.
Stare dietro ad un progetto per così tanto tempo lo rende una parte integrante della tua vita, quasi un figlio o un fratellino minore. Quando ti rendi conto che è arrivato il momento di concludere perché senti il bisogno di qualcosa di diverso, ecco… una parte di te è come se morisse e si spegnesse; da un lato sei felice, hai concluso un progetto nonché il tuo primo lavoro ma, dall’altra parte sai che devi iniziare qualcosa di nuovo e non sai cosa farai o dove andrai a parare.

Una delle prime immagini scattate
Ho iniziato a fotografare le persone con il telefono in mano
senza sapere esattamente dove andare; le prime immagini erano quasi senza senso, lontane e senza nessuna cognizione perché ancora non sapevo dove andare.
Sceglievo la focale in base alla distanza, volevo solo essere lontano e non sentirmi gli occhi addosso, una sorta di paura e timidezza irrazionale.
Con il tempo mi sono evoluto e cambiato approccio, ho cercato le linee, le situazione e una geometria che solo un tipo di focale poteva darmi; ho adottato focali comprese fra i 70mm e 100mm uscendo sempre con quest’ultima montata sulla macchima; street con un 100 fisso che ai più sembrerà molto strano.
Scelsi il 100mm perché è una lenta neutra, senza deformazioni e che da un’immagine concentrata di quello che il mio occhio vedeva, ho creato una serie che è molto borderline nella tipica fotografia street dove, tutti i soggetti sembrano quasi attori consapevoli messi in scena e non momenti di vita catturati per strada.